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Museo della Valcavasia
Presentazione

«Museo dei percorsi storici della Valcavasia»: è un titolo semplice, quasi lapidario, ma pieno di significati, che riconosce a questa fascia pedemontana sud-orientale del Grappa una valenza nuova, di promozione turistica e culturale, anche rispetto al più recente passato.

E’ il nucleo significativo di un impegno che come Comunità avremo l’onere e l’onore di organizzare, gestire e promuovere nel suo sviluppo.

L’ubicazione scelta per la collocazione dell’area museale di riferimento presso San Giorgio, sul Colle della Bastia, è senza dubbio magnifica.

Lo è in primo luogo perché da qui lo sguardo spazia in modo ampio sulla Valcavasia e su buona parte dell’area collinare e di pianura dell’Alto Trevigiano.

Da qui, oserei dire con uno spirito di soddisfazione e di provocante invito per gli studiosi e per gli appassionati, si possono cogliere con lo sguardo dei simboli e velocemente richiamare degli spunti di ricerca e di lavoro che sono alla base della nostra cultura e della sua progressione nel tempo.

La conoscenza della storia geologica del territorio e della sua evoluzione geomorfologica naturale permettono di comprendere le ragioni che hanno determinato gli insediamenti umani, in certi contesti ben selezionati, già in epoca preistorica.

La selce del Biancone e della Scaglia rossa o le argille diventano, con abilissime manipolazioni, dei preziosi manufatti legati alla vita quotidiana, ma anche oggetti di commercio lungo le primitive piste di comunicazione che collegano quest’area pedemontana alle colline e alla pianura.

Quelle vie e quei villaggi si faranno sempre più frequenti.

Gli scambi commerciali consentiranno alle culture di Paleoveneti, Etruschi, Reti e Romani di riconoscere nella fecondità dei terreni e nella strategica disposizione topografica e militare alcuni dei fattori di valorizzazione anche dell’area su cui insiste la Valcavasia.

Basti qui ricordare le aree paleovenete del montebellunese, la centuriazione asolana, la Via Postumia, la Via Aurelia, il municipium di Acelum ed il suo ipotizzato collegamento con quello di Feltria attraverso la Val Maor e la Valcavasia, le lapidi di Castelcies…

Altri momenti storici importanti li recuperiamo attraverso la toponomastica per ciò che concerne la presenza longobarda o l’evangelizzazione cristiana che  da Padova, Aquileia e Ravenna si irradiava verso le vallate alpine.

Questa espansione, in particolare, darà origine allo sviluppo delle pievi pedemontane, alla sede episcopale di Asolo ma anche al sorgere di abbazie, certose e monasteri che diventeranno importanti centri di cultura in epoca medioevale per la gestione, la bonifica e la valorizzazione del territorio.

I castelli medioevali evidenziano poi i rapporti con queste entità in termini di ricche donazioni, di scambi reciproci di terre e di possedimenti, intrecciando fittamente il controllo militare ed ecclesiale sul territorio governato.

Quando l’Asolano entrerà a far parte dei possedimenti della Terraferma veneziana, la Serenissima Repubblica imporrà delle leggi di salvaguardia e di organizzazione di boschi, pascoli, allevamenti ovini e bovini, ma ci saranno anche la cura preminente e lo sviluppo delle attività artigianali legate allo sfruttamento dell’energia idrica (segherie, magli, mulini, laterizi, lana, panni, seta).

E non è lontano il ricordo della sostanziale presenza di parecchie di queste anche nel nostro territorio comunale.

La valorizzazione e lo studio del Catasto Asolano e del Catasto Napoleonico possono permetterci di recuperare elementi inediti di arricchimento storico e culturale, così come è auspicabile il riesame del periodo risorgimentale o di quelli relativi, per esempio, all’emigrazione di tanti concittadini dopo il 1890 verso l’Australia o le Americhe,  alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale.


 
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